Tra i diversi prodotti culturali menzionati in questa ricerca non si può non citare la narrativa che
attraverso le sue storie ha, in certi casi, predetto e ben raccontato l’avvento dell’Intelligenza artificiale.
I libri presi in questione sono “Neuromante” di William Gibson del 1984 e “Frankenstein” di Mary
Shelley del 1818.
Entrambi i libri sono un punto di riferimento artistico per la narrativa fantascientifica, attraverso
personaggi, ambientazioni e obiettivi diversi vengono raccontati mondi dominati dalla tecnologia,
unica e vera detentrice del potere moderno a cui gli esseri umani sono assoggettati fino a diventare
pedine di un gioco più grande di loro.
Questi libri hanno il merito visionario di aver anticipato, seppur con fattezze certamente più negative e
distopiche, il presente che viviamo oggi, caratterizzato dalla presenza onnipresente del dominatore del
XXI secolo: la tecnologia. Una tecnologia, questa, che nei fatti pone lo Stato ai margini della società,
attraverso l’ingresso nel campo dell’economia delle multinazionali, giacché riesce con la sua
pervasività a penetrare nelle maglie della quotidianità di ogni essere vivente, sia che se ne considerino
i suoi aspetti più positivi che quelli altrettanto negativi.

Neuromante di William Gibson
È il 1984, nelle librerie di tutto il mondo escono nello stesso anno due libri manifesto dell’Intelligenza
artificiale: 1984 di Orwell e Neuromante di William Gibson. Entrambi capolavori, rappresentano due
capisaldi della narrativa moderna, che differiscono, tuttavia, nel come abbiano in maniera diversa
immaginato il futuro 1 . Orwell, dal canto suo, aveva rappresentato gli esseri umani schiacciati da una
dittatura violentissima, un regime spietato che controllava la vita dei cittadini negandogli informazioni
e controllandone ogni aspetto. Una specifica visione della tecnologia, ovvero sia quella di un mezzo
per poter spiare e reprimere.

Nel romanzo di Gibson, invece, tutto avviene nel cyberspazio, un non-luogo avanguardista dove si
sviluppano le vite delle persone. Gibson intravide quella che di lì a breve sarebbe diventata la rete
internet, questo immenso spazio virtuale nel quale è possibile condurre affari, comunicare con persone
a distanza, condividere informazioni. Un sistema incredibilmente attuale rispetto ad oggi, che domina
letteralmente in modo incontrastato, in cui la tecnologia è la vera forma di guadagno con cui ottenere
il potere.
1 Nicola Lagioia, “Neuromante”, quel capolavoro rivoluzionario che ha anticipato il XXI secolo,
repubblica.it, del 22 agosto del 2014, consultato il 15/11/2023,
https://www.repubblica.it/cultura/2014/08/22/news/neuromante_gibson_william_30_anni_anniversario
_nicola_lagioia-94288099/

Trama
“Neuromante” racconta la storia di un’operazione che vede coinvolti due personaggi: Case, un hacker,
e Molly, uno street samurai. Case è un esperto nel campo informatico ma è pieno di problemi. Per
anni, è stato un “cowboy della console”, un uomo capace di navigare la Matrice in cerca di varchi nei
quali insediarsi per i peggiori scopi. I furti informatici sono sempre stati il suo forte; ma un colpo
andato fin troppo male gli è costato l’intera carriera. Ha infatti subito una menomazione, che gli
impedisce di connettersi di nuovo alla Rete.
Mutilato e devastato, Case vaga per lo Sprawl trovando conforto solo nella droga e nelle donne.
Finché il suo cammino incrocia quello di Armitage, un misterioso e losco uomo d’affari che gli
promette di ripristinare il suo sistema nervoso in cambio di una missione. Quale? Penetrare una
residenza impossibile nel satellite artificiale di Freeside per conto di un’IA dai molteplici volti.
Il mondo descritto da William Gibson raccoglie in sé tutto il peggio dell’umanità, un posto dove
abitano pericoli, macerie e degrado. Lo Sprawl, infatti, la periferia ai confini della metropoli, accoglie
tutti coloro che non hanno un vero e proprio posto nella Città della Notte. Tommaso Pincio, noto
scrittore italiano, la descrive così: “in Neuromante, Gibson fa sua l’idea della città-babele
dichiarandosi in sostanza poco interessato a ergersi a profeta di ciò che verrà. Gli preme piuttosto
definire un paesaggio al contempo sentimentale e speculativo del presente. Archeologia urbana, città
che si presentano come cumuli, strati e strati di roba in cui passato, presente e futuro si
sovrappongono” 2 .
Ladri, trafficanti, prostitute, hacker e samurai della strada. Un coacervo di persone lasciate ai margini
della società, prive di possibilità di riscatto di redenzione, sopravvivono nell’unica fonte di luce che
sembra essere proprio la Matrice. La realtà virtuale, la Rete che connette tutto e che permette a
ognuno di loro di fuggire. Anche Case è parte di questo grande e putrido organismo, ma da quando ha
subito la mutilazione che gli impedisce di accedere alla Rete, la sua unica realtà è diventata proprio la
sporca Città della Notte 3 .
L’arrivo di Armitage e di Molly, una bellissima ma inquietante samurai di strada con degli specchi
innestati al posto degli occhi 4 , stravolge però il mondo di Case. Riportandolo in contatto con la
Matrice e con la sua esistenza di hacker, l’unica che sembra restituirgli la volontà di sopravvivere.
Commento
Dopo aver descritto il mondo di Case, una realtà difficile e deprecabile in cui farsi spazio diventa
impossibile, a maggior ragione per un hacker come lui, è fondamentale desiderare la Matrice o il
cyberspazio. Gibson descrive quest’ultimo concetto con le seguenti parole:
“Cyberspazio: un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in
ogni nazione […] Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del

2 Tommaso Pincio, Tradurre “Neuromante” è un sogno allucinato, lucysullacultura.com, del 16
settembre 2023, consultato il 16/11/2023, https://lucysullacultura.com/tradurre-neuromante-e-un-
sogno-allucinato/

3 Denise, Neuromante: nel mondo cyberpunk di William Gibson, chiacchiereletterarie.it, del 27
gennaio 2021, consultato il 16/11/2023, https://www.chiacchiereletterarie.it/neuromante-nel-mondo-
cyberpunk-di-william-gibson/

4 Ivi.

sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi
e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano… 5 “.
Gibson riesce nell’intento di unire uomo e macchina attraverso il suo romanzo, senza cadere nelle iper
citate navicelle spaziali o alieni. Piuttosto, concentra la sua attenzione sul profondo legame che si
instaura tra uomo e macchina, soverchiando quelli che sono le dipendenze dell’essere umano
dall’informatica, una volta che essa entra in tutto e per tutto nelle nostre vite, plasmandone le abitudini
e gli orientamenti. Come se non bastasse, Gibson si muove un passo ancora oltre: il corpo degli
uomini attraverso la tecnologia si potenzia notevolmente; molti personaggi, infatti, presentano parti
del corpo meccaniche, che si amalgamano alle parti organiche, dimostrando così di possedere una
forza e un’intelligenza sovrumana.
L’impatto delle tecnologie oggi è talmente forte che molti aspirano alla tanto desiderata immortalità.
Anche questo aspetto è stato ampiamente anticipato da Gibson poiché nel suo romanzo le vecchie
barriere del corpo vengono superate. Una struttura composta non più di sola carne e ossa, ma che si
sviluppa con elementi hardware che lo avvicinano sempre più alle macchine 6 . Anzi, nel mondo del
futuro di Gibson i corpi che rimangono soltanto “corpi” privi di metallo provocano addirittura ribrezzo
ed orrore. Una deriva evoluzionistica che sconfina, appunto, nel cyberpunk, del quale Neuromante ne
è il caposaldo letterario.
La morte, dunque, diventa obsoleta: in questo futuro prossimo si risolve il problema della mortalità
semplicemente copiando la personalità e i ricordi del defunto, inserendoli in una memoria virtuale
creando così una specie di alter ego. Pur essendo virtuale, il defunto ha la possibilità di ri-vivere nella
rete. Case, il protagonista, è un hacker che nella sua missione viene aiutato proprio da quest’entità,
l’alter ego di un hacker ormai defunto che rivive però in un costrutto ROM.
Concludendo, il Neuromante è considerato alla stregua del moderno informatico, una figura
nell’attuale panorama moderno, per le sue particolari doti e preziose competenze di enorme prestigio e
potere, che rischia talvolta di essere pericoloso se messo al servizio di derive autoritarie e securitarie.
A tal proposito, Norman Spinrad, autore del “Il signore della svastica” (1972), parla della figura
dell’hacker in questi termini:
“un mago contemporaneo […] la cui magia consiste nell’interfacciare direttamente il proprio sistema
nervoso con il sistema nervoso elettronico della sfera dei computer, manipolandolo (e venendone
manipolato) in modo molto simile a quello in cui gli sciamani tradizionali interagivano con regni
mitici più classici attraverso droghe o stati di trance 7 ”.
Nel romanzo Case è posto davanti ad una scelta: o desistere alla modernità e all’avanzamento
tecnologico e cristallizzarsi nel tempo rischiando di diventare un oggetto obsoleto, oppure, scegliere il
progresso e abbracciare tout court la tecnologia, fondendosi completamente con essa per finire col non
sapere dove termina l’una e finisce l’altra. Un potente visionario, un autentico anticipatore di tempi;
William Gibson ha intuito quasi quarant’anni fa quello che la tecnologia ha raggiunto oggi.

5 Rosario De Sio, NEUROMANTE: WILLIAM GIBSON E IL FUTURO, ilcartello.eu, dell’8 giugno del
2017, consultato il 15/11/2023, https://www.ilcartello.eu/microcosmi/neuromante-wlliam-gibson-
cyberpunk/

6 Ivi.
7 Ivi.

Frankenstein di Mary Shelley
Mentre il racconto di Gibson ha anticipato gran parte degli sviluppi tecnologici a cui assistiamo oggi,
prima ancora, nel 1818 dalla penna di Mary Shelley nasce quello che è considerato il primo romanzo
di fantascienza: “Frankenstein, o il Moderno Prometeo”; un testo, che affonda, con largo anticipo
rispetto ai tempi di allora, nell’idea che l’uomo possa creare un essere in grado di pensare
autonomamente.
Trama
Frankenstein è un romanzo epistolare: la storia, infatti, è narrata attraverso le lettere che il capitano
Robert Walton comincia a scrivere alla sorella per raccontarle di una sua missione al polo Nord.
Durante questa missione Walton incontra Victor Frankenstein 1. Victor proviene da un’agiata
famiglia svizzera che gli ha garantito un’infanzia serena e un’adolescenza felice, indirizzandolo sulla
strada degli studi scientifici, intesi come strumento per indagare e migliorare la realtà. Decide quindi
di dedicarsi agli studi di chimica e di filosofia naturale e si iscrive all’università di Ingolstadt, ma un
grave lutto lo colpisce: la madre muore di scarlattina, dopo essere stata contagiata da Elizabeth, figlia
orfana di una sorella del padre.
Il giovane, ossessionato dall’utopia di dare la vita alla materia inanimata, studia con accanimento e,
nel corso di alcune ricerche clandestine, crede di aver scoperto il segreto della vita. Victor trascorre
così dei mesi cercando di creare un essere vivente assemblato con parti del corpo provenienti da
cadaveri. Una notte, finalmente, la creatura prende vita ma, quando vede il mostro muoversi,
Frankenstein fugge terrorizzato. Il “mostro” si impossessa del diario del suo creatore e fugge
anch’esso. Victor, colpito da una febbre violenta e dilaniato dai rimorsi, cerca quindi ospitalità presso
l’amico Henry Clerval.
Dopo un periodo di cure, Victor decide di tornare a Ginevra ma, poco prima della partenza, riceve dal
padre la notizia che suo fratello William è stato ucciso. Una volta tornato a casa, mentre perlustra i
luoghi dove si è consumato l’omicidio, Victor crede di intravedere il mostro e capisce che è l’autore
del misfatto, anche se la responsabilità è nel frattempo ricaduta su Justine Moritz, la giovane
governante della famiglia, che viene processata e condannata a morte. Pur sapendo che la ragazza è
innocente, Victor non può scagionarla e decide di allontanarsi verso le montagne. Qui, presso un
ghiacciaio, Victor incontra il mostro, che ammette di aver ucciso William e che gli racconta la sua
triste storia, fatta di incomprensione, paura e violenza da parte degli uomini per il suo repellente
aspetto esteriore.
In realtà, il mostro ha imparato a leggere, e, dopo essersi rifugiato nei boschi, ha anche aiutato di
nascosto una famiglia assai povera di quei luoghi. Il “mostro”, desiderando essere felice come tutti gli
altri uomini, convince Victor a creare un’altra creatura donna, simile a lui,che possa fargli compagnia
e con cui ritirarsi in Sud America, lontano da tutti. Victor Frankenstein si sposta allora alle isole
Orcadi, seguito di nascosto dal mostro, con il progetto di creare un nuovo essere; tuttavia, angosciato
dalle possibili conseguenze di mettere al mondo un altro mostro, pari al primo per forza e violenza,
distrugge l’opera quand’essa è ancora incompiuta. La creatura gli giura allora vendetta,
promettendogli di consumarla durante la sua prima notte di nozze.

Victor si rifugia in Irlanda, ma il mostro lo segue e uccide l’amico Henry, facendo ricadere la colpa
sul protagonista, che viene incarcerato. Una volta scagionato, Victor torna in patria col padre e sposa
Elizabeth, ma la giovane viene uccisa dal mostro la notte stessa della cerimonia, come preannunciato;
anche il padre di Frankenstein muore per il dolore. Victor segue le tracce del mostro fino al Polo
Nord, dove incontra il capitano Walton. Frankenstein, che insiste inutilmente per proseguire la caccia,
muore di lì a poco; Walton scoprirà il mostruoso essere chino sul corpo del suo creatore, intento a
compiangerne la morte e rammaricandosi per il dolore causato agli altri.
Interrogato dall’uomo sulle proprie colpe, il mostro di Frankenstein ribatte però che tutto è stato
causato dall’odio immotivato degli uomini per il suo aspetto, e spiega che egli ormai desidera solo la
morte. Disceso dalla nave, si dirige verso nord: nessuno lo vedrà mai più.

Commento
Frankenstein si basa sul rifiuto degli esseri umani nei confronti dell’intelligenza artificiale, innaturale
e bizzarra. Questo rifiuto è dovuto soprattutto all’aspetto estetico del mostro di Frankenstein. La
missione del dottor Frankenstein è quella di dimostrare di poter creare la vita, senza curarsi
dell’aspetto. Questo porta a un quesito: cosa succede quando l’intelligenza artificiale viene
confezionata in un pacchetto più attraente 8 ?
Oggi, infatti, siamo abituati a fare esperienza e uso di sistemi di intelligenza artificiale senza che ce ne
rendiamo conto: chi non ha parlato almeno una volta con Siri?, l’assistente personale di Apple; oppure
Alexa per quanto riguarda il mercato della domotica; ma ancora, le tecnologie predittive di Netflix e
di Amazon che sono in grado di consigliare prodotti basati sulle reazioni degli utenti.
Tutti questi esempi di intelligenza artificiale si mostrano ai nostri occhi in maniera più attraente e non
invece, come succede nel romanzo della scrittrice inglese, in cui il dottor Frankenstein assembla pezzi
di cadavere nell’illusione di poter creare la vita 9 ; ma che siano device accattivanti dal design moderno
o mostri dall’aspetto orrifico la sostanza non cambia: la volontà dell’essere umano di rendere la vita
quotidiana più comoda e agevole.
Questo desiderio prometeico di Victor Frankenstein di giocare al tentativo di diventare Dio però
fallisce miseramente quando lo stesso luminare ginevrino abbandona a sé stesso la sua creatura, frutto
di un mancato reale atto d’amore ma di un egoismo senza scrupoli 10 . Il mostro, infatti, è costretto a
vivere ai margini della società.
Ovviamente Mary Shelley con questo romanzo, scritto quando aveva appena ventuno anni, carica il
testo di un significato simbolico che va ben oltre la trama: qui il monito della scrittrice è tale che
vuole mettere in guardia come un certo uso della scienza e della tecnologia possa portare l’uomo
all’illusione di poter fare “tutto da solo”. Quest’idea, figlia sicuramente anche dei tempi del primo
ottocento in cui era prassi la convinzione che l’elettricità poteva essere davvero la chiave della vita, il
8 Lucia Lorenzini, Da Frankenstein a Matrix. L’intelligenza artificiale nel cinema e nella letteratura,
startupitalia.eu, del 2 gennaio del 2018, consultato il 18/11/2023, https://startupitalia.eu/81079-
20180102-intelligenza-artificiale-cinema-realta
9 Paolo Gulisano, Frankenstein, una lucida profezia della modernità, lanuovabq.it, del 11 marzo 2018,
consultato il 18/11/2023, https://lanuovabq.it/it/frankenstein-una-lucida-profezia-della-modernita
10 Ivi.

galvanismo dell’era di Shelley rassomiglia in certi versi all’exploit dell’IA odierna; Frankenstein,
infatti, non offre solamente un ammonimento apocalittico 11 ma rappresenta soprattutto uno spaccato
sulle paure e i rischi che ogni tecnologia provoca nell’epoca in cui si sviluppa.
“Quando Mary Shelley scriveva, c’erano letteralmente persone per strada che usavano l’elettricità,
questa nuova risorsa, per elettrificare le rane morte e in un certo senso le riportavano in vita”, scrive
così la dottoressa Beth Singler, antropologa che fa ricerche sull’intelligenza artificiale all’Università
di Cambridge. Continua poi dicendo che le vaghe descrizioni sull’assemblaggio del mostro non sono
altro che una profetica allegoria dell’intelligenza artificiale 12 , una sorta di antenato ante litteram, un
po’ grezzo e un po’ raffazzonato, ma che presenta, tuttavia, molti degli elementi che sono alla base
delle moderne intelligenze artificiali .
Come già accennato all’inizio di questo capitolo i prodotti culturali, perfettamente integrati e
assimilati quotidianamente dalla gran parte delle persone, veicolano informazioni e conoscenze
attraverso la creazione di storie. La narrazione, dunque, nel caso dei romanzi diventati nel tempo dei
best seller, hanno contribuito a plasmare l’immaginario collettivo e la percezione dell’Intelligenza
artificiale molto di più della divulgazione scientifica. Questo perché le storie hanno il particolare
potere attrattivo, negli esempi di “Neuromante” di Gibson e “Frankenstein” di Mary Shelley, di
stimolare la curiosità dei lettori, nonché di empatizzare attraverso i personaggi e di conseguenza,
rimanere dei punti di riferimento letterari per le diverse comunità sparse nel mondo.
11 Jugo Mobile, Frankenstein, l’intelligenza artificiale e l’amore dell’umanità per la paura della
tecnologia, jugomobile.com, del 7 aprile 2022 https://it.jugomobile.com/frankenstein-lintelligenza-
artificiale-e-lamore-dellumanita-per-la-paura-della-tecnologia/

12 Ivi.